domenica 16 febbraio 2014

la nostra formazione sul campo - ultima parte

09/02 Merzouga – Ourzazate
 Eccoci all’alba della nostra ultima giornata di formazione…ci aspetta anche oggi una dura prova, perché dopo aver raggiunto i check point, lungo percorso fino a Ourzazate! Ma siamo ancora belle pimpanti e tutto ciò non ci intimorisce! Anzi, stamattina per darci maggiore energia decidiamo di prendere un caffè!



Anche oggi tutte pronte in macchina, qualcuna fa le ultime verifiche di pressione delle ruote, ritiriamo il nostro ultimo pacchetto pic-nic e la carovana si muove per raggiungere il punto di partenza: percorriamo circa 50 km, attraversiamo anche un paio di città prima di raggiungere il nostro obiettivo! Lo avevamo segnato sulla carta il giorno prima e sapevamo infatti che era sul bordo della strada, per cui, quando Eric esce di strada e si ferma in un immenso campo da cui si vede in lontananza un’immensa scarpata, sappiamo già cosa vuol dire! Oggi hanno deciso di mescolare un po’ le carte: le squadre anglofone e francofone vengono miscelate , anche loro si dividono in maniera diversa, e viene dato un ordine di partenza: caso vuole che stamattina guidare il nostro nuovo mesh-up siamo noi insieme a due ragazze Nigeriane. Andiamo a cercare il cap, individuiamo il punto da tenere come riferimento e cominciamo a fare strada. Ci alterniamo un po’ nel fare strada, il percorso da seguire sembra diritto, ma ci eravamo già accorte ieri che ci sarebbe stata una zona sabbiosa e l’attraversamento di oued, più un campo sterminato di erba a chameau e cailleux: sembra facile ma non lo è! Ma la nostra pecettina ci da tante soddisfazioni, ed io comincio a prendere confidenza con l’erba cammello e capire quando possiamo passarci sopra e quando sarebbe meglio raggirarla! Per non parlare delle zone di cailleux: sembra che li abbiano tutti messi là stamattina! Il passaggio delle rive del fiume non si rivela alquanto facile: ci sono tutta una serie di dossi con erba cammello, per cui le nostre navigatrici scendono e cercano di farci strada tra queste insidie: le nigeriane vanno per prime, e dopo qualche metro ecco che già la loro auto rimane incastrata su una duna! Pascal ed Eric si recano a vedere cosa succede: altre ragazze avvicinano per cominciare a togliere la sabbia intorno alle ruote…e SuperRosilvia, con una fantastica gimcana, si porta in prossimità dell’auto per trainarla fuori da questa insidia! Tiriamo fuori dalla cassetta degli attrezzi di pecetta la fune e il gancio per il traino, attacchiamo le auto, e Pascal è lì in prossimità per darci il tempo! 1,2,3….colpo di acceleratore secco e l’auto supera la dunetta di erba cammello e pecetta si riempe di orgoglio!
Valentina mi fa strada per uscire da questo pezzo di deserto: ci allarghiamo un po’ nel percorso, per provare a raggirare l’oued e passarlo in un punto un po’ più tranquillo…ci riusciamo e poi comincia tutta una zona di cailleux: bisogna stare davvero attenti, perché oltre le insidie delle pietre appuntite, ci sono dei punti dove il percorso finisce a strapiombo, per cui bisogna procedere lentamente! Ma nonostante le insidie del percorso, e il dover titrare fuori l’auto impantanata, riusciamo a raggiungere la nostra balise in un’ora e mezza!
 Bel risultato, considerando che ci siamo fermate per fare anche una triangolazione! Dopo una decina di minuti arriva anche la seconda parte del gruppo, ma noi siamo già pronte per la seconda tappa del nostro percorso: già sulla carta si vedono le insidie: una lunga zona sabbiosa! Bisognerà trovare il punto giusto dove raggirarla e passarla! Per quanto cerchiamo di andare dritte verso il cap anche in questo caso, il passaggio si rileva difficoltoso, e dopo una decina di km ci troviamo di fronte a quello che avevamo previsto sulla carta! Usciamo tutte a dare un’occhiata: il gruppo alla guida sostiene di poter passare tutta quella parte desertica, con tanta erba cammello (lo stesso gruppo che ci aveva fatto impantanare nel oued il primo giorno di naviagazione….), ma io e Vale, ed anche altri gruppi facciamo un po’ di considerazioni: saranno come minimo due km di traversata, bisognerà sgonfiare la pressione delle gomme, per poi rigonfiarle una volta uscite, e per di più potrebbero esserci delle auto che non riescono a procedere in maniera tranquilla, senza poi dimenticare il fatto che in alcuni punti la sabbia potrebbe essere molto morbida e non aiutarci in questa traversata. Pascal va a fare una perlustrazione, noi continuiamo a sostenere l’idea di raggirare il punto per trovare una zona più corta dove attraversarlo, e anche lui al suo ritorno valida la nostra ipotesi. L’altro gruppo comincia ad avere qualche problema: l’auto di un equipaggio francese ha ancora problemi con il radiatore, inoltre è quasi l’una e ancora i km da fare sono tanti per tornare a Ourzazate!
Considerazione degli organizzatori: mangiare qualcosa là, per poi dirigerci direttamente verso il punto finale della nostra formazione: ci separano 350 km dalla città e ci vorranno almeno sei ore di strada! Per cui mangiamo il nostro panino, in attesa di essere raggiunte dall’altro gruppo, e nel frattempo un po’ di berberi vengono a farci compagnia: loro non vendono niente, sono là con le mani protese per cercare qualcosa: la povertà di queste persone davvero colpisce, sono pronti a rovistare nei vari sacchetti di immondizia per cercare qualsiasi resto da mangiare, ma non sono particolarmente invasivi! Per tornare indietro, come sempre è Eric a farci da apripista, e lungo il percorso, prima di tornare sulla strada battuta, una tappa d’obbligo: la scala celeste, un’opera architettonica monumentale nel mezzo del deserto (qualcuno sostiene che all’interno ci fosse un albergo nel passato).
 Quest’ultimo tratto nel deserto cedo pecetta a Valentina: meglio che anche lei si abitui a guidare in questo tipo di terreno, per quanto i nostri ruoli siano già definiti, meglio che entrambe riusciamo a cavarcela l’una nel ruolo dell’altra! Dopo sei ore di strada, con qualche tappa pipì, rifornimento e passaggio all’interno di alcune città, arriviamo distrutte al Kenzi Azor e riprendiamo possesso delle nostre camere per poi dirigergi a cena: cerchiamo di velocizzare il tutto perché sono quasi le 22 e l’indomani la sveglia suonerà alle 4:30, con il primo aereo alle 7 per Casablanca.
In camera facciamo i nostri bagagli e ci godiamo una lunga doccia rilassante dopo la giornata di fatica, per poi crollare nel nostro lettuccio! 
10/02 Ourazate – Roma 
Il rientro comincia già a pesare con la sveglia! Ultime cose da chiudere nei bagagli (anche con un po’ di fatica- anche con la borsa tossica dei cambi di questi giorni), colazione e per la prima volta in questi giorni, siamo le ultime a muoverci! Raggiungiamo il pullmino che ci porterà all’aeroporto, dove inoltre salutiamo gli organizzatori del corso, che rivedremo durante la gare sotto un altro ruolo. Il primo volo, di circa un’ora scorre veloce, anche perché dormicchio, a Casablanca, tutte sveglie per approfittare dell’unico momento libero di questi giorni per fare un po’ di shopping: si avvistano gazzelle con borse e borse di acquisti, ed ovviamente io e Vale non ci siamo fatte mancare questo momento! Durante il viaggio, cominciamo già a sentire la mancanza del deserto e di questa fantastica settimana appena conclusa…sarà questo il Mal d’Africa di cui si parla e che anche Battiato ha impresso nei suoi versi?
Piacere di stare insieme solo per criticare ed era come un mal d'africa, mal d'africa

Nessun commento:

Posta un commento