domenica 4 maggio 2014

Tappa 5: seconda Maratona Tinfou – Foum Ziud


Eccoci qua…siete pronti a seguire quest’altra nostra lunga e stressante avventura…forse la più dura di tutta la gara? Bene, sono pronta a condividere con voi questi altri due giorni di gara!
La sveglia è stata davvero gentile oggi: ritardata di un’ora e partenza prevista per le 7, percorso della giornata E e durante il briefing Ludo ci comunica che al secondo CP ci sarà un camion per coloro che volessero fare un piccolo pieno della macchina, circa 60km da percorrere per arrivare a questo punto, ma ovviamente un piccolo rabbocco potrebbe essere utile per affrontare con un animo più disteso questi due giorni. Difficoltà di questa tappa maratona? Ovviamente le dune di Chegaga che dovremmo affrontare il secondo giorno, ma già partire dalla prima giornata ci troveremo diverse volte a passare zone sabbiose, per non parlare poi dell’immenso Oued Draa, con la sua sabbietta insidiosa e il lago Iriqui…la difficoltà aumenta, proprio come ci aveva detto Eric durante la formazione, ma ci aveva anche confortato, perché dopo 6/7 giorni di rallye, saremmo diventate più sicura della nostra guida e dei nostri punti di riferimento….sei così sicuro, Eric?
Comunque, come sempre posizionate sulla linea di partenza, i primi due CP di questa giornata si trovano in prossimità delle strade principali, per cui, seguire le statali sarà più semplice, come sempre un po’ più lungo, ma time saving, anche se vorrà dire passare dentro le città. Cominciamo con il primo punto, la nostra strategia ovviamente è quella di andare verso la strada e poi seguirla percorrendo meno km possibile, ma poi sulla statale ci ritroviamo con la fila delle macchine delle gazzelle alla volta della balise.
Per il secondo punto, io e Vale diamo un’occhio alla mappa, e vediamo che dopo una 15 di km – lasciata una zona di montagne – avremmo potuto lasciare la statale per percorrere un sentiero che ci avrebbe portato dritto-dritto al nostro punto. Come sempre la teoria è molto più semplice della pratiche, perché nella realtà abbiamo visto diversi sentieri, ma nessuno di questi ci convinceva per essere quello corretto: ne abbiamo cominciare a seguire uno, che invece di portarci a sud, stava cominciando a girare ad ovest, per cui ritorniamo sulla statale, attraversiamo un villaggio, dove come sempre ci sono dei ragazzini che vanno a scuola, e poco dopo, uscendo dalla strada principale vediamo la balise. Ma prima di avvicinarci a lei, piccolo rabbocco di diesel per la nostra Rasha: solo 6l, ma ovviamente lei ringrazia! Avvicinandoci a questa balise, ci rendiamo conto che si sta alzando un vento davvero fastidioso, che, oltre ridurre la visuale per i punti di riferimento, comincia ad alzare sabbia in quantitativi immani: che sia una nuova tempesta di sabbia?
Adesso, strategia per il terzo punto: c’è una strada che potremmo cominciare a percorrere, ma il nostro CAP è quasi ovest, mentre la strada ricomincia ad andare verso nord, per cui, con Vale, dopo qualche km, decidiamo di continuare per il nostro CAP, mentre il vento continua ad alzarsi. Ci fermiamo diverse volte per essere sicure della nostra direzione, e piano piano davanti a noi ci vediamo comparire una distesa di dune…..ma non avevano detto che non ne avremmo trovata molta? Guardiamo bene la nostra mappa e dove dovrebbe trovarsi il nostro CP: proprio in mezzo alle dune!, anche se le circumnavighiamo per un po’ dovremmo entrarci proprio nel mezzo, mentre proprio sul bordo vediamo la balise di un altro percorso! E la cosa più fastidiosa è proprio questo vento che comincia ad alzarsi. In queste dune non siamo autorizzate a seguirci, solo il giorno dopo a Chegaga, per cui dobbiamo decidere da sole cosa fare. Ci fermiamo sul bordo, e mentre Vale va a controllare da dove passare, io comincio a sgonfiare un po’ le gomme: lei ritorna annunciandomi che avremmo circumnavigato un altro po’ queste dunette, per poi prenderle in un punto un po’ più basso…mentre la tempesta di sabbia comincia ad imperversare! È stato davvero un momento duro per noi queste dune…..c’eravamo avvicinate abbastanza velocemente, rispettando la tabella di marcia, ma passare l’oued Draa, comincia a diventare complicato….e il vento non ci aiuta per niente! Non si riesce a capire quale sia la strada più utile da seguire, il vento smuove le dune, che diventano farina sotto il nostro peso, e diventa davvero difficile riuscire a non affondare. Vale continua a fare su e giù dalla macchina per trovare i punti più tranquilli, andiamo a fare ricognizione insieme, o avvolte ci alterniamo perché stare fuori con il vento sabbioso diventa sempre più difficile per entrambe. Nelle vicinanze vediamo anche altre macchine che si trovano affossate nelle dune, e il terrore di restarci anche noi, ci pervade gli animi: tirare fuori le placche e scavare con gli schiaffi di sabbia non sarà per niente facile! Siamo sicure di aver tenuto abbastanza bene il nostro CAP, ma riuscire a raggiungere la balise sta diventando sempre più difficile, perché vorremmo evitare di fare le dune più alte, ma anche le più basse sono molto insidiose. Infatti su una di queste troviamo le nostre compagne angolesi che si sono affossate: tiriamo fuori i ganci e aiutiamo ad uscire! Corda, ganci, maglietta per scaricare e pilotesse pronte a fare il loro dovere! Riusciamo subito nell’impresa e in poco tempo riportiamo, anche insieme, perché comunque non dovremmo essere lontano. Facciamo un po’ di supposizioni, e poi la vediamo, dietro una collinetta, dietro un alberello! Yeah, adesso possiamo andare e puntare tranquille! Arriviamo alla balise che sono quasi le 10:30, e là troviamo Eric e Pascal, ci informano che siamo il primo equipaggio 4x4 che passiamo da quel punto: evidentemente la tempesta di sabbia a rallentato molte gazzelle, e anche loro hanno avuto serie difficoltà questa notte ad andarsi a posizionare! Ovviamente di notte è ancora più difficile e la sabbia che ti riduce ulteriormente la visuale non deve di certo agevolare il percorso (strano…mi ricorda la prima sera di rientro al bivacco…..)! Ci danno il nostro road book, che però ci limitiamo a guardare e posizionare solo la terza balise: con questo vento risulterà difficile aprire lo sportellone posteriore e stendere le cartine, quindi in macchina stessa proviamo a piazzare la terza balise, sperando che il punto successivo non sia così ventoso e ci dia la possibilità di mettere gli altri punti con tranquillità.
Prima di ripartire ci confrontiamo con le angolesi e studiamo la nostra strategia: uscendo dalle dune di sabbia, dopo qualche km dovremmo incontrare un sentiero che ci farà attraversare tranquillamente l’oued per poi portarci in prossimità del nostro punto! Ci saranno anche un po’ di montagne a farci da riferimento per cui dovremmo farcela. Fortunatamente uscire dalle dune non è così difficoltoso: c’è tanta sabbia questo è vero, ma non ci sono dune alte, quindi stando molto attente nella guida possiamo tranquillamente trovarci al di fuori di questa zona e puntare verso il nostro CP. Proviamo a trovare il sentiero, ma anche questa volta non lo troviamo! Seguiamo cmq il nostro CAP e i punti di riferimento che ci si propongono davanti e di lato e cerchiamo di fare del nostro meglio, pensiamo che la nostra balise sia giusto alla nostra dx risalendo il fondo del Oued, ma ad un certo punto ce la troviamo a sinistra, pensiamo di aver fatto le nostre valutazioni errate, proviamo ad andarci, e il tipo del check point ci dice che è la nostra…”e yuppy yay yehhhh e yuppy yay yohhh”! il nostro mantra di vittoria, e ovviamente accompagnato dalla nostra Hexis abituale. Ci posizioniamo quindi per tracciare gli altri punti, almeno fino al primo del giorno successivo (proprio in mezzo alle dune – l’8), do anche una controllata a Rasha, il cui paraurti davanti comincia un po’ a preoccuparmi: il bullone che lo teneva attaccato si è proprio staccato e non c’è modo di farlo restare fermo, ci provo ad incastrarlo, ma fuoriesce sempre! E altro piccolo inghippo….arriva un’altra vettura e scopriamo che quella non è la nostra balise, ma quella del percorso A! e che cavolo…ma parliamo il francese così male che non ci capiscono quando chiediamo se quello è il percorso E?...ed un lampo di euforia gli avevamo anche offerto una delle nostre Hexis! (che, stando dietro il mio sedile e coperte dalle valigie devo dire che si sono mantenute tutti i giorni ad una temperatura non disdicevole, per cui le abbiamo sempre bevute molto volentieri)…ok, non ci facciamo demoralizzare, ci facciamo dare le coordinate di questo nuovo punto e tracciamo la nuova rotta: non è difficile, solo un paio di km di distanza e per giunta c’è anche una pista da seguire! Arriviamo alla nostra nuova balise, e poco dopo incontriamo le angolesi, che hanno avuto anche loro qualche difficoltà per arrivare a questo punto! Ci confrontiamo sulle altre traiettorie e ci diamo appuntamento al CP7 alla fine di questa giornata per provare ad entrare tra le dune insieme. Finiamo di tracciare i nostri punti per giungere proprio al CP7 e cominciamo a pensare alla nostra strategia per arrivare al CP5. Siamo già ad ora di pranzo, ma né io né Vale abbiamo molta voglia di mangiare, sgranocchiamo qualcosa – passata di frutta, caramelle gelé e qualche biscotto – per poi continuare a ragionare! Vedendo la vallata da dove siamo venute, ci sarà di nuovo da fare un percorso simile, pieno di su e giù in mezzo a rocce con il rischio di trovare anche delle gole strette e difficile, quindi spingo un po’ su Valentina, per seguire una pista alternativa: faremo qualche km in più, ma di pista dove sarà più facile guidare e poi, uscendo al km esatto e andando diritti verso sud troveremo la nostra balise facilmente. Calcoliamo i km da percorrere, troviamo piano piano i punti di riferimento ai differenti km (cioè gli incroci con le altre piste), ma avendo percorso quasi 30 km ci rendiamo conto che avremmo dovuto cambiare direzione qualche km prima. Riffacciamo i conteggi dei km da percorrere su quella pista (stavolta con piccoli tratti da 1km ciascuno), per cui ci rendiamo conto che dobbiamo tornare indietro di qulche km e poi scendere verso sud. Ok, ripercorriamo la nostra strada e scendiamo verso sud quei km che avevamo appunto calcolato. Ci troviamo quindi di nuovo sul bordo di una zona sabbiosa, quindi, prima di immergerci di nuovo in mezzo alle dune, abbassare la pressione delle gomme, ci portiamo su un’altura e facciamo un po’ il punto della situazione! Sembriamo sulla giusta strada, incontriamo anche altre gazzelle che si stanno muovendo su quei percorsi, mi sembra anche di scorgere da lontano la balise, ma ovviamente bisognerà entrare in mezzo alle dune!, quindi via di pressostato e abbassiamo la pressione delle gomme…abbiamo ancora tanta sabbia da fare!
E questo su e giù dalle colline e piccole botte che continuiamo a prendere non aiutano il musetto di Racha a stare al suo posto! Ma arriviamo alla nostra balise, Vale, per l’ennesima volta in quel giorno scende dalla macchina e mi fa da guida per prendere le dunette nel modo corretto: saranno pure bassa, ma sono infide e insidiose…contente per questo altro obiettivo….ci rendiamo conto che per raggiungere la nostra nuova balise dobbiamo di nuovo immergerci nella sabbia! Non mi sembrava proprio di aver sentito Ludo la mattina dire che la sabbia sarebbe stata la nostra compagna delle giornata! Armiamoci di pazienza e partiamo, dunette dunette…e proprio dopo 500 mt ci piantiamo a cavallo di una di questa! Ecco, ancora oggi non era successo! Ci siamo proprio sedute su questa duna di un’altezza irrisoria che ci obbliga ad arrestare e a rallentare il nostro percorso! Scendiamo, prendiamo pale e placche e cominciamo a prepararci allo scavo…ed eccole ricomparire, dal nulla sono rispuntate Jo Hannah e Susanah che ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto! “If you don’t mind”, ci chiedono subito se la balise che vedono da lontano è la 5, che casualmente è uguale per entrambi i percorsi (A ed E), per cui, sono contente e ci aiutano con ancora più voglia! Prendono subito le loro placche di gomma, ma piuttosto che scavare, ci suggeriscono di alleggerire il carico dietro e a provare a sbilanciare la macchina in avanti. Ovviamente un po’ abbiamo scavato per liberare le ruote e mettere le placche, ma siamo state molto veloci grazie ai loro suggerimenti. Scendiamo la dunetta, ed io e Vale siamo costrette, da sole a ricaricare la cassa nel cofano, le pale e le placche: di certo il movimento e la movimentazione manuale dei carichi (o fare pesi) non c’è mancato in questi giorni. Uscire da queste dune è davvero difficile, proviamo ad aggirarle, a trovare dei punti un po’ più accessibili, come dice Vale sembra quasi un paesaggio lunare, perché in alcuni punti la sabbia assume un colore grigiastro, con un paesaggio arido, quasi a creare dei crateri, sembra proprio di essere nello spazio. Intorno a noi altre gazzelle si cimentano tra le dune, passa anche l’hammer, ma ci rendiamo conto che molte di loro restano bloccate tra le dune. Per cui, io e la mia gazzella facciamo una breve ricognizione a piedi e cerchiamo di capire da dove affrontare queste dune, uscirne e poi riallinearci sul nostro CAP, che vediamo alquanto evidente. Ci spostiamo leggermente a sx (cioè est nei sensi cardinali), dove sembra che le dune siano basse e i “crateri lunari” più presenti e più facili da attraversare. Verso l’uscita cominciano i cailleux insidiosi, ma troviamo delle tracce di auto, che sembrano proprio portarci dove vogliamo noi, e mi aiutano a scegliere una strada già battuta….ma appena il segnale non si rileva evidente, io e Vale ci chiediamo come proseguire. Il musetto di Racha sta sempre peggio: la parte dx si è proprio staccata e quando sterzo a sx la ruota urta proprio contro il paraurti facendo un rumore inquietante, che limita il movimento, ma cosa più grave potrebbe danneggiare la ruota della macchina, per cui minime svolte a sx e verifica continua della ruota.
Ad un certo punto, vediamo tutto intorno a noi macchine di gazzelle che spuntano da tutte le parti e ci stiamo dirigendo verso la balise 6, che è comune a tutti i percorsi. La troviamo proprio dietro una costruzione, difficle da nascondere perché ci sono tante macchine posteggiate là, ma anche un elicottero che si sta levando in volo. Riuscire a prendere questa balise è stata dura cmq, arriviamo qua che sono quasi le sei, tra un’ora sarà buio e se siamo fortunate riusciremo appena ad arrivare alla 7. A questo CP incontriamo le norvegesi che ci chiedono di navigare insieme verso la 7, non sono sulla nostra stessa rotta, ma i CP 7 sono tutti molto vicini, e nel momento in cui farà buio almeno non dormiremo da sole! Poco dopo arrivano anche Salima e Violene, per cui decidiamo di fare strada insieme. Per raggiungere il CP 7 possiamo seguire il fondo di un fiume, per poi risalire verso nord al momento giusto per prendere le nostre balise. Il fondo del fiume sembra quasi una pista, ma navigare verso ovest con il sole che tramonta diventa difficile. Il fondo sabbioso, ma anche il fatto che il fondo del fiume gira tortuoso, per cui, dobbiamo scegliere il punto esatto in cui uscire, comincia a fare sempre più buio, nel fondo del fiume ci siamo circa 12/14 equipaggi e ad un certo punto l’equipaggio svizzero ci chiede se può unirsi a noi per passare la notte: per noi nessun problema. Uscire dal corso del fiume risulta comunque difficile, perché gli argini continuano a diventare sempre più alti e il tramonto non ci consente una visione massimale. Troviamo un punto agevole che ci permette di risalire, vediamo anche delle macchine in lontananza e speriamo proprio che sia una delle nostre balise, ma sono già le 19 e sicuramente non riusciremo a raggiungerla in tempo, ma saremo nelle vicinanze. Diventando sempre più buio, una cosa ci guida in questa strade: le ragazze hanno acceso i fari delle proprio auto per darci un’indicazione di dove andare! Raggiungiamo questo raggruppamento di auto, è già buio, ma scopriamo con nostra tristezza che quella non è una balise ma il bivacco scelto da quel gruppo di gazzelle. Decidiamo quindi di accamparci anche noi per la notte: non dovremmo essere lontane da una qualsiasi balise n°7 degli altri persorsi, per cui al risveglio potremmo valutare tranquillamente cosa fare. Ok, siamo tre gruppi Total che si sono accampate vicine, invece le svizzere, rimangono nelle vicinanze, ma stanno per i fatti loro. Chiacchieriamo allegramente con  le altre ragazze, e ci lamentiamo del fatto che l’ora che abbiamo perso al mattino ritardando la partenza, ci ha impedito di raggiungere tutti i CP della giornata, che la tempesta di sabbia ci ha distrutto, ma siamo abbastanza contente di come stiamo procedendo. Anche stasera dividiamo birra e vino, le svedesi accendono anche il fornello per prepararsi una zuppa, io e Vale invece mangiamo le nostre scatolette di tonno: pazzesco, sicuramente non ci crederà nessuno, ma quel tonno sottolio in scatola sembrava caviale! Forse la fame, o mangiare qualcosa di simile a quello che abbiamo a casa, grissini e tonno sembrano dei prodotti DOP di prima qualità!
Ognuno nella nostra tenda, siamo pronte a dormire in questo fantastico deserto, gustando questa notte di tranquillità che non avremo al bivacco: appuntamento alle 5 del giorno dopo. Strategia per l’indomani: affrontare le dune di Chegaga con percorso facilitato e magari, anche se con percorsi diversi, aspettarci ed entrare insieme tra le dune. Difficile aspettare le angolesi, siamo proprio poche le persone che siamo arrivate fino a questo punto questa sera. Non sarebbe male fare il percorso tutto insieme!
L’indomani mattina prepariamo le nostre cose, finiamo di tracciare i punti, ci aspettano ancora tanti km da fare, la tappa maratona ne prevede 300, ma noi non ce ne siamo fatte mancare durante la prima giornata! Purtroppo non è facile capire dove siamo e fare una triangolazione, ma salendo sui tetti delle macchine vediamo due balise, per cui non dovrebbe essere così difficile arrivare al CP7 e ripartire per affrontare le dune!
Purtroppo la nostra strategia non si rivela delle migliori: ci dirigiamo verso una balise, ma non è né la nostra né quella della nostre compagne di viaggio, e confrontando queste coordinare con le nostre, ci rendiamo conto che la nostra balise è l’altra che avevamo avvistato dai tetti delle nostre auto. Aver trovato questa balise aiuta le norvegesi e le francesi a dirigersi verso la loro, quindi ripartono…ma non fissiamo niente per entrare tra le dune insieme. Quindi penso che io e Vale dovremmo affrontarle da sole. Arriviamo alla nostra balise, dove incontriamo le svizzere. Guardiamo l’elenco delle persone che sono già transitate da quel punto: oltre i quad noi e le svizzere siamo le prime 4x4. Adesso, che si fa? Le svizzere vengono a parlare con noi, hanno cambiato strategia, hanno deciso di non affrontare il percorso X delle dune e ci chiedono di entrare tra le dune insieme. Noi accettiamo, prendiamo il nostro punto di riparo e cominciamo l’avventura delle dune di Chegaga. Queste dune sono totalmente diverse da Merzuga, dove era facile contare e riconoscere i picchi delle dune sulla carta, mentre queste hanno tutte la stessa altezza, eccetto per un picco disegnato sulla carta, che, anche se quotato, non ci da nessuna indicazione, perché le atre dune non sono quotate! L’unico punto positivo è che si vedono le montagne in uscita, che appunto ci fanno da riferimento. Il percorso più semplice prevede un punto tra le dune, ma non dovrebbero essere necessario addentrarci troppo tra le dune, ed un altro quasi allineato con il primo sul bordo di uscita delle dune: la difficoltà? Oltre che trovare il punto, non infognarci tra le dune! Caratteristica di queste dune: prese da ovest sono delle parti verticali, mentre sono più facili da affrontare da est. Il punto che noi dovremmo cercare sta a nord ovest, ma dovremmo stare attente a non spostarci troppo ad ovest, altrimenti tornare ad est sarà difficilissimo. Affrontiamo le dune e saliamo e scendiamo, seguendo le svizzere che ci fanno da apripista, ma il sole non è alto (sono appena passate le 7 quando entriamo tra le dune), la sabbi è ancora morbida dalla notte per cui sembra di guidare sulla farina….e poco dopo infatti, ci troviamo infossate su una duna! Ormai siamo pratiche, placche e pale sono la nostra estensione! Stavolta per venirne fuori non basta solo scavare e le placche, dobbiamo abbassare la pressione e risalire piano piano!
Abbiamo percorso i nostri 14 km previsti, siamo scese diverse volte per studiare il percorso, le dune sono diverse, formano delle vallate molto ristette e risalgono subito dopo, per cui dobbiamo stare molto attente, ma c’è qualcosa che non ci quadra! Oltre al fatto che non vediamo altre auto nei paraggi, non ci raccapezziamo su dove siamo. Proviamo a guardarci intorno, e ci sembra di riconoscere una zona di pianura che sembra segnata sulla mappa, quindi crediamo di trovarci troppo ad ovest, dovremmo essere più ad est per trovare la nostra balise, per cui proviamo a contornare questa zona pianeggiante, ma neanche così riusciamo a trovare il nostro CP. Proviamo a triangolare, con dei punti della collina rocciosa proprio davanti a noi, e ci sembra di riconoscere quell’unica vetta segnata sulla mappa: a questo punto sembra proprio che ci siamo spostate troppo ad est, dobbiamo spostarci proprio ad ovest e non dovrebbe essere lontano. Ma ci ritroviamo a girare per gli stessi punti, prendendo avvolte anche le nostre stesse tracce per tracce di altre gazzelle che potremmo seguire. Sono passate più di tre ore da quando siamo dentro alle dune e non ci ritroviamo più…per giunta, vado dietro una duna per fare pipì, e quando torno indietro mi prenda la mia seconda caduta di questo rellye e cado lunga lunga per terra, battendo ginocchia e mani!: che dolore!!!!!!!!!!
Dune, dune dune, su & giù, salite e discese: avvolte Rasha sembra una bambina che si butta a capofitto in una pozzanghera, e in questo caso invece di spruzzi di acqua arrivano spruzzi di sabbia da tutte le parti! Ed una di questa è davvero allucinante! La macchina scende velocemente dalle dune ed improvvisamente vediamo comparirci sulle ginocchia: io la mia borsa a tracolla blu e Vale la tenda….Pazzesco….questi due oggetti potevano catapultarsi e posizionarsi sul cruscotto e tra i nostri sedile, invece di sono belli che seduti sulle nostre ginocchia, avevano solo sfiorato lo specchietto retrovisore nel loro volo, ma poi erano atterrate tranquillamente sulle nostre ginocchia! E proprio in questa discesa ci rendiamo conto che un po’ più avanti ci sono altre due macchine di gazzellle, e sono proprio due equipaggi Total! Sono le congolesi e le francesi, e mi precipito verso di loro! Vale mi ricorda che abbiamo degli oggetti sulle gambe io le dico: “pazienta, tra duecento metri ci fermiamo e sistemiamo tutto! Ho bisogno di un abbraccio amico!”
Ecco l’incontro con Maureen, Princilia, Patricia e Cattherine: conforto immane. Cerchiamo adesso tutte e quattro gli equipaggi di raccapezzarci su dove ci troviamo, riprendiamo la nostra triangolazione, siamo abbastanza d’accordo su dove ci troviamo e quindi su dove dobbiamo andare, ma non riusciamo a sortire nessun effetto! Cominciamo a girovagare, andiamo di nuovo verso l’interno delle dune, ma non siamo convinte: ci sentiamo proprio troppo interne e non è possibile per il tipo di percorso che dobbiamo fare! Siamo anche demoralizzate, non sappiamo più dove ci troviamo. Cerchiamo di fare anche delle ricognizioni a piedi: comincio quindi a farmi un giro allucinante a piedi per cercare di capire se magari possiamo vedere la balise da lontano, ma niente! Proviamo a fermarci e a mangiare qualcosa, pensare a qualcos’altro per poi rifissarci sul problema: magari concentrandoci dopo qualche minuto di pausa avremmo visto il tutto sotto una luce diversa! Ma nessuna illuminazione si è presentata!
Riprendiamo la rotta, ma sia noi che le congolesi non siamo convinte di dove le svizzere ci stiano portando: ci stiamo dirigendo di nuovo addentrando troppo tra le dune, quindi decidiamo di lasciare le svizzere e le francesi e continuare per i fatti nostri. Sono le 12 passate, quando proviamo a fare rotta da sole, anzi, proprio in un momento di scelta di strada, che le regazze sbagliano la monovra di retromarica e ci vengono addosso, facendo una bella fossetta sul laterale posteriore della nostra Rasha!
Proviamo ad uscire dalla zone delle dune, costeggiarle ed entrare nel punto dove dovrebbe essere la balise, ma non riusciamo neanche così a definire esattamente dove ci troviamo! Il sole è diventato caldissimo, sono le 14, sono 7h che io e Vale siamo dentro le dune, si sta alzando anche un vento allucinante, per cui, in un momento di sconforto, ci guardiamo tutte e quattro in faccia e decidiamo di ritornare al bivacco! Se da una parte ero convinta di quella scelta, dall’altro mi sentivo molto abbattuta, e vedere il volto di Vale ancora più sconfortato del mio rendeva questa scelta ancora più difficile! Ma mi sentivo dispersa, stavamo girando a zonzo da più di sette ore, accumulavamo km e la benzina scendeva, stavo vedendo tutto nero e la possibilità di rientrare verso il bivacco ci sembrava, forse più un “mi”, una soluzione più sensata.
Non senza difficoltà siamo riuscite ad uscire dalle dune, adesso dovevamo semplicemente andare verso ovest per trovare un sentiero che ci avrebbe portato verso il bivacco. Durante questo tragitto, ci imbattiamo su una balise, ad occhio e croce potrebbe essere la 11, magari se è quella del nostro percorso, potremmo provare a riprendere il CAP da quel punto e riaffrontare le dune. Ma la balise è di un altro percorso e non ci sono altre gazzelle nei paraggi per chiedere le coordinate del punto. Adesso non ci resta altro che tornare al bivacco, ci fermiamo solo per gonfiare le ruote e procediamo la nostra strada per “casa”. Il percorso è molto lungo, passiamola zona dell’iriqui Lake, anche questa una zona spettacolare, anche se non riusciamo ad apprezzare niente di quello che vediamo perché il nostro umore è sotto i piedi. E a farci scendere ancora di più il morale, a circa 25 km dal bivacco ci imbattiamo nella macchina delle norvegesi che hanno già preso tutte le loro balise e stanno rientrando! Sono appena le 4:30 e loro hanno già finito! Che tristezza!
Arrivate al bivacco troviamo champagne ad attenderci: era per le “vittoriose”, cioè chi aveva passato una bella giornata, ma a dir la verità era per tutte, ma noi non ci sentivamo per niente vittoriose, ma avevamo bisogno di alcol! Al bivacco c’erano pochissimi equipaggi, e a rattristirci ancora di più la notizia che le yemenite avevano abbandonato la gara per incomprensioni tra di loro. Rientrando così presto, dopo aver montato le tende, fatto la doccia, avevamo talmente tanto tempo a nostra disposizione che non sapevamo che fare. Siamo andate al bar per prenderci qualcosa da bere, e anche questa sera la tempesta di sabbia non ci ha dato tregua!
A risollevarci un po’ il morale Virginie e una ragazza di un altro equipaggio, Aicha, che ha preso la gara con uno spirito fantastico: è stata lei che ci ha dato coraggio, raccontandoci i suoi stalli e il suo modo di venirne fuori, senza preoccuparsi di aver completato tutto il percorso, ma tutti i suoi punti sono stati ragionati per poter tornare sane e salve al bivacco tutte e tre.
Abbiamo ancora un giorno di gara da fare, un ultimo anello, un’altra giornata per dare il max di noi stesse, ma in cuor mio mi sentivo davvero in colpa per aver imposto una scelta a Vale: eravamo partire per questa avventura per dare il massimo di noi stesse, ma ci siamo trovate ad affrontare delle realtà che non avevamo previste, immaginavamo che ci sarebbero state, ma non credevamo che il risultato sarebbe stato quello.
A letto presto questa sera, e prepariamoci per il gran finale del giorno dopo.

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