Eccoci qua…siete
pronti a seguire quest’altra nostra lunga e stressante avventura…forse la più
dura di tutta la gara? Bene, sono pronta a condividere con voi questi altri due
giorni di gara!
La sveglia è
stata davvero gentile oggi: ritardata di un’ora e partenza prevista per le 7,
percorso della giornata E e durante il briefing Ludo ci comunica che al secondo
CP ci sarà un camion per coloro che volessero fare un piccolo pieno della
macchina, circa 60km da percorrere per arrivare a questo punto, ma ovviamente
un piccolo rabbocco potrebbe essere utile per affrontare con un animo più
disteso questi due giorni. Difficoltà di questa tappa maratona? Ovviamente le
dune di Chegaga che dovremmo affrontare il secondo giorno, ma già partire dalla
prima giornata ci troveremo diverse volte a passare zone sabbiose, per non
parlare poi dell’immenso Oued Draa, con la sua sabbietta insidiosa e il lago
Iriqui…la difficoltà aumenta, proprio come ci aveva detto Eric durante la formazione,
ma ci aveva anche confortato, perché dopo 6/7 giorni di rallye, saremmo
diventate più sicura della nostra guida e dei nostri punti di riferimento….sei
così sicuro, Eric?
Comunque, come
sempre posizionate sulla linea di partenza, i primi due CP di questa giornata
si trovano in prossimità delle strade principali, per cui, seguire le statali
sarà più semplice, come sempre un po’ più lungo, ma time saving, anche se vorrà
dire passare dentro le città. Cominciamo con il primo punto, la nostra
strategia ovviamente è quella di andare verso la strada e poi seguirla
percorrendo meno km possibile, ma poi sulla statale ci ritroviamo con la fila
delle macchine delle gazzelle alla volta della balise.
Per il secondo
punto, io e Vale diamo un’occhio alla mappa, e vediamo che dopo una 15 di km –
lasciata una zona di montagne – avremmo potuto lasciare la statale per
percorrere un sentiero che ci avrebbe portato dritto-dritto al nostro punto.
Come sempre la teoria è molto più semplice della pratiche, perché nella realtà
abbiamo visto diversi sentieri, ma nessuno di questi ci convinceva per essere
quello corretto: ne abbiamo cominciare a seguire uno, che invece di portarci a
sud, stava cominciando a girare ad ovest, per cui ritorniamo sulla statale,
attraversiamo un villaggio, dove come sempre ci sono dei ragazzini che vanno a
scuola, e poco dopo, uscendo dalla strada principale vediamo la balise. Ma
prima di avvicinarci a lei, piccolo rabbocco di diesel per la nostra Rasha:
solo 6l, ma ovviamente lei ringrazia! Avvicinandoci a questa balise, ci
rendiamo conto che si sta alzando un vento davvero fastidioso, che, oltre
ridurre la visuale per i punti di riferimento, comincia ad alzare sabbia in
quantitativi immani: che sia una nuova tempesta di sabbia?
Adesso, strategia
per il terzo punto: c’è una strada che potremmo cominciare a percorrere, ma il
nostro CAP è quasi ovest, mentre la strada ricomincia ad andare verso nord, per
cui, con Vale, dopo qualche km, decidiamo di continuare per il nostro CAP,
mentre il vento continua ad alzarsi. Ci fermiamo diverse volte per essere
sicure della nostra direzione, e piano piano davanti a noi ci vediamo comparire
una distesa di dune…..ma non avevano detto che non ne avremmo trovata molta?
Guardiamo bene la nostra mappa e dove dovrebbe trovarsi il nostro CP: proprio
in mezzo alle dune!, anche se le circumnavighiamo per un po’ dovremmo entrarci
proprio nel mezzo, mentre proprio sul bordo vediamo la balise di un altro
percorso! E la cosa più fastidiosa è proprio questo vento che comincia ad alzarsi.
In queste dune non siamo autorizzate a seguirci, solo il giorno dopo a Chegaga,
per cui dobbiamo decidere da sole cosa fare. Ci fermiamo sul bordo, e mentre
Vale va a controllare da dove passare, io comincio a sgonfiare un po’ le gomme:
lei ritorna annunciandomi che avremmo circumnavigato un altro po’ queste
dunette, per poi prenderle in un punto un po’ più basso…mentre la tempesta di
sabbia comincia ad imperversare! È stato davvero un momento duro per noi queste
dune…..c’eravamo avvicinate abbastanza velocemente, rispettando la tabella di
marcia, ma passare l’oued Draa, comincia a diventare complicato….e il vento non
ci aiuta per niente! Non si riesce a capire quale sia la strada più utile da
seguire, il vento smuove le dune, che diventano farina sotto il nostro peso, e
diventa davvero difficile riuscire a non affondare. Vale continua a fare su e
giù dalla macchina per trovare i punti più tranquilli, andiamo a fare
ricognizione insieme, o avvolte ci alterniamo perché stare fuori con il vento
sabbioso diventa sempre più difficile per entrambe. Nelle vicinanze vediamo
anche altre macchine che si trovano affossate nelle dune, e il terrore di
restarci anche noi, ci pervade gli animi: tirare fuori le placche e scavare con
gli schiaffi di sabbia non sarà per niente facile! Siamo sicure di aver tenuto
abbastanza bene il nostro CAP, ma riuscire a raggiungere la balise sta
diventando sempre più difficile, perché vorremmo evitare di fare le dune più
alte, ma anche le più basse sono molto insidiose. Infatti su una di queste
troviamo le nostre compagne angolesi che si sono affossate: tiriamo fuori i
ganci e aiutiamo ad uscire! Corda, ganci, maglietta per scaricare e pilotesse
pronte a fare il loro dovere! Riusciamo subito nell’impresa e in poco tempo
riportiamo, anche insieme, perché comunque non dovremmo essere lontano.
Facciamo un po’ di supposizioni, e poi la vediamo, dietro una collinetta,
dietro un alberello! Yeah, adesso possiamo andare e puntare tranquille! Arriviamo
alla balise che sono quasi le 10:30, e là troviamo Eric e Pascal, ci informano
che siamo il primo equipaggio 4x4 che passiamo da quel punto: evidentemente la
tempesta di sabbia a rallentato molte gazzelle, e anche loro hanno avuto serie
difficoltà questa notte ad andarsi a posizionare! Ovviamente di notte è ancora
più difficile e la sabbia che ti riduce ulteriormente la visuale non deve di
certo agevolare il percorso (strano…mi ricorda la prima sera di rientro al
bivacco…..)! Ci danno il nostro road book, che però ci limitiamo a guardare e
posizionare solo la terza balise: con questo vento risulterà difficile aprire
lo sportellone posteriore e stendere le cartine, quindi in macchina stessa
proviamo a piazzare la terza balise, sperando che il punto successivo non sia
così ventoso e ci dia la possibilità di mettere gli altri punti con
tranquillità.
Prima di
ripartire ci confrontiamo con le angolesi e studiamo la nostra strategia:
uscendo dalle dune di sabbia, dopo qualche km dovremmo incontrare un sentiero
che ci farà attraversare tranquillamente l’oued per poi portarci in prossimità
del nostro punto! Ci saranno anche un po’ di montagne a farci da riferimento
per cui dovremmo farcela. Fortunatamente uscire dalle dune non è così
difficoltoso: c’è tanta sabbia questo è vero, ma non ci sono dune alte, quindi stando
molto attente nella guida possiamo tranquillamente trovarci al di fuori di
questa zona e puntare verso il nostro CP. Proviamo a trovare il sentiero, ma
anche questa volta non lo troviamo! Seguiamo cmq il nostro CAP e i punti di
riferimento che ci si propongono davanti e di lato e cerchiamo di fare del
nostro meglio, pensiamo che la nostra balise sia giusto alla nostra dx
risalendo il fondo del Oued, ma ad un certo punto ce la troviamo a sinistra,
pensiamo di aver fatto le nostre valutazioni errate, proviamo ad andarci, e il
tipo del check point ci dice che è la nostra…”e yuppy yay yehhhh e yuppy yay
yohhh”! il nostro mantra di vittoria, e ovviamente accompagnato dalla nostra
Hexis abituale. Ci posizioniamo quindi per tracciare gli altri punti, almeno fino
al primo del giorno successivo (proprio in mezzo alle dune – l’8), do anche una
controllata a Rasha, il cui paraurti davanti comincia un po’ a preoccuparmi: il
bullone che lo teneva attaccato si è proprio staccato e non c’è modo di farlo
restare fermo, ci provo ad incastrarlo, ma fuoriesce sempre! E altro piccolo
inghippo….arriva un’altra vettura e scopriamo che quella non è la nostra
balise, ma quella del percorso A! e che cavolo…ma parliamo il francese così
male che non ci capiscono quando chiediamo se quello è il percorso E?...ed un
lampo di euforia gli avevamo anche offerto una delle nostre Hexis! (che, stando
dietro il mio sedile e coperte dalle valigie devo dire che si sono mantenute
tutti i giorni ad una temperatura non disdicevole, per cui le abbiamo sempre
bevute molto volentieri)…ok, non ci facciamo demoralizzare, ci facciamo dare le
coordinate di questo nuovo punto e tracciamo la nuova rotta: non è difficile,
solo un paio di km di distanza e per giunta c’è anche una pista da seguire!
Arriviamo alla nostra nuova balise, e poco dopo incontriamo le angolesi, che
hanno avuto anche loro qualche difficoltà per arrivare a questo punto! Ci
confrontiamo sulle altre traiettorie e ci diamo appuntamento al CP7 alla fine
di questa giornata per provare ad entrare tra le dune insieme. Finiamo di
tracciare i nostri punti per giungere proprio al CP7 e cominciamo a pensare
alla nostra strategia per arrivare al CP5. Siamo già ad ora di pranzo, ma né io
né Vale abbiamo molta voglia di mangiare, sgranocchiamo qualcosa – passata di
frutta, caramelle gelé e qualche biscotto – per poi continuare a ragionare!
Vedendo la vallata da dove siamo venute, ci sarà di nuovo da fare un percorso
simile, pieno di su e giù in mezzo a rocce con il rischio di trovare anche
delle gole strette e difficile, quindi spingo un po’ su Valentina, per seguire
una pista alternativa: faremo qualche km in più, ma di pista dove sarà più
facile guidare e poi, uscendo al km esatto e andando diritti verso sud
troveremo la nostra balise facilmente. Calcoliamo i km da percorrere, troviamo
piano piano i punti di riferimento ai differenti km (cioè gli incroci con le
altre piste), ma avendo percorso quasi 30 km ci rendiamo conto che avremmo
dovuto cambiare direzione qualche km prima. Riffacciamo i conteggi dei km da
percorrere su quella pista (stavolta con piccoli tratti da 1km ciascuno), per
cui ci rendiamo conto che dobbiamo tornare indietro di qulche km e poi scendere
verso sud. Ok, ripercorriamo la nostra strada e scendiamo verso sud quei km che
avevamo appunto calcolato. Ci troviamo quindi di nuovo sul bordo di una zona
sabbiosa, quindi, prima di immergerci di nuovo in mezzo alle dune, abbassare la
pressione delle gomme, ci portiamo su un’altura e facciamo un po’ il punto
della situazione! Sembriamo sulla giusta strada, incontriamo anche altre
gazzelle che si stanno muovendo su quei percorsi, mi sembra anche di scorgere
da lontano la balise, ma ovviamente bisognerà entrare in mezzo alle dune!,
quindi via di pressostato e abbassiamo la pressione delle gomme…abbiamo ancora
tanta sabbia da fare!
E questo su e giù
dalle colline e piccole botte che continuiamo a prendere non aiutano il musetto
di Racha a stare al suo posto! Ma arriviamo alla nostra balise, Vale, per
l’ennesima volta in quel giorno scende dalla macchina e mi fa da guida per
prendere le dunette nel modo corretto: saranno pure bassa, ma sono infide e
insidiose…contente per questo altro obiettivo….ci rendiamo conto che per
raggiungere la nostra nuova balise dobbiamo di nuovo immergerci nella sabbia!
Non mi sembrava proprio di aver sentito Ludo la mattina dire che la sabbia
sarebbe stata la nostra compagna delle giornata! Armiamoci di pazienza e
partiamo, dunette dunette…e proprio dopo 500 mt ci piantiamo a cavallo di una
di questa! Ecco, ancora oggi non era successo! Ci siamo proprio sedute su
questa duna di un’altezza irrisoria che ci obbliga ad arrestare e a rallentare
il nostro percorso! Scendiamo, prendiamo pale e placche e cominciamo a
prepararci allo scavo…ed eccole ricomparire, dal nulla sono rispuntate Jo
Hannah e Susanah che ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto! “If you don’t
mind”, ci chiedono subito se la balise che vedono da lontano è la 5, che
casualmente è uguale per entrambi i percorsi (A ed E), per cui, sono contente e
ci aiutano con ancora più voglia! Prendono subito le loro placche di gomma, ma
piuttosto che scavare, ci suggeriscono di alleggerire il carico dietro e a
provare a sbilanciare la macchina in avanti. Ovviamente un po’ abbiamo scavato
per liberare le ruote e mettere le placche, ma siamo state molto veloci grazie
ai loro suggerimenti. Scendiamo la dunetta, ed io e Vale siamo costrette, da
sole a ricaricare la cassa nel cofano, le pale e le placche: di certo il
movimento e la movimentazione manuale dei carichi (o fare pesi) non c’è mancato
in questi giorni. Uscire da queste dune è davvero difficile, proviamo ad
aggirarle, a trovare dei punti un po’ più accessibili, come dice Vale sembra
quasi un paesaggio lunare, perché in alcuni punti la sabbia assume un colore
grigiastro, con un paesaggio arido, quasi a creare dei crateri, sembra proprio
di essere nello spazio. Intorno a noi altre gazzelle si cimentano tra le dune,
passa anche l’hammer, ma ci rendiamo conto che molte di loro restano bloccate
tra le dune. Per cui, io e la mia gazzella facciamo una breve ricognizione a
piedi e cerchiamo di capire da dove affrontare queste dune, uscirne e poi
riallinearci sul nostro CAP, che vediamo alquanto evidente. Ci spostiamo
leggermente a sx (cioè est nei sensi cardinali), dove sembra che le dune siano
basse e i “crateri lunari” più presenti e più facili da attraversare. Verso
l’uscita cominciano i cailleux insidiosi, ma troviamo delle tracce di auto, che
sembrano proprio portarci dove vogliamo noi, e mi aiutano a scegliere una
strada già battuta….ma appena il segnale non si rileva evidente, io e Vale ci
chiediamo come proseguire. Il musetto di Racha sta sempre peggio: la parte dx
si è proprio staccata e quando sterzo a sx la ruota urta proprio contro il
paraurti facendo un rumore inquietante, che limita il movimento, ma cosa più
grave potrebbe danneggiare la ruota della macchina, per cui minime svolte a sx
e verifica continua della ruota.
Ad un certo
punto, vediamo tutto intorno a noi macchine di gazzelle che spuntano da tutte
le parti e ci stiamo dirigendo verso la balise 6, che è comune a tutti i
percorsi. La troviamo proprio dietro una costruzione, difficle da nascondere
perché ci sono tante macchine posteggiate là, ma anche un elicottero che si sta
levando in volo. Riuscire a prendere questa balise è stata dura cmq, arriviamo
qua che sono quasi le sei, tra un’ora sarà buio e se siamo fortunate riusciremo
appena ad arrivare alla 7. A questo CP incontriamo le norvegesi che ci chiedono
di navigare insieme verso la 7, non sono sulla nostra stessa rotta, ma i CP 7
sono tutti molto vicini, e nel momento in cui farà buio almeno non dormiremo da
sole! Poco dopo arrivano anche Salima e Violene, per cui decidiamo di fare
strada insieme. Per raggiungere il CP 7 possiamo seguire il fondo di un fiume,
per poi risalire verso nord al momento giusto per prendere le nostre balise. Il
fondo del fiume sembra quasi una pista, ma navigare verso ovest con il sole che
tramonta diventa difficile. Il fondo sabbioso, ma anche il fatto che il fondo
del fiume gira tortuoso, per cui, dobbiamo scegliere il punto esatto in cui
uscire, comincia a fare sempre più buio, nel fondo del fiume ci siamo circa
12/14 equipaggi e ad un certo punto l’equipaggio svizzero ci chiede se può
unirsi a noi per passare la notte: per noi nessun problema. Uscire dal corso
del fiume risulta comunque difficile, perché gli argini continuano a diventare
sempre più alti e il tramonto non ci consente una visione massimale. Troviamo
un punto agevole che ci permette di risalire, vediamo anche delle macchine in
lontananza e speriamo proprio che sia una delle nostre balise, ma sono già le
19 e sicuramente non riusciremo a raggiungerla in tempo, ma saremo nelle
vicinanze. Diventando sempre più buio, una cosa ci guida in questa strade: le
ragazze hanno acceso i fari delle proprio auto per darci un’indicazione di dove
andare! Raggiungiamo questo raggruppamento di auto, è già buio, ma scopriamo
con nostra tristezza che quella non è una balise ma il bivacco scelto da quel
gruppo di gazzelle. Decidiamo quindi di accamparci anche noi per la notte: non
dovremmo essere lontane da una qualsiasi balise n°7 degli altri persorsi, per
cui al risveglio potremmo valutare tranquillamente cosa fare. Ok, siamo tre
gruppi Total che si sono accampate vicine, invece le svizzere, rimangono nelle
vicinanze, ma stanno per i fatti loro. Chiacchieriamo allegramente con le altre ragazze, e ci lamentiamo del fatto
che l’ora che abbiamo perso al mattino ritardando la partenza, ci ha impedito
di raggiungere tutti i CP della giornata, che la tempesta di sabbia ci ha
distrutto, ma siamo abbastanza contente di come stiamo procedendo. Anche
stasera dividiamo birra e vino, le svedesi accendono anche il fornello per
prepararsi una zuppa, io e Vale invece mangiamo le nostre scatolette di tonno:
pazzesco, sicuramente non ci crederà nessuno, ma quel tonno sottolio in scatola
sembrava caviale! Forse la fame, o mangiare qualcosa di simile a quello che
abbiamo a casa, grissini e tonno sembrano dei prodotti DOP di prima qualità!
Ognuno nella
nostra tenda, siamo pronte a dormire in questo fantastico deserto, gustando
questa notte di tranquillità che non avremo al bivacco: appuntamento alle 5 del
giorno dopo. Strategia per l’indomani: affrontare le dune di Chegaga con
percorso facilitato e magari, anche se con percorsi diversi, aspettarci ed
entrare insieme tra le dune. Difficile aspettare le angolesi, siamo proprio
poche le persone che siamo arrivate fino a questo punto questa sera. Non
sarebbe male fare il percorso tutto insieme!
L’indomani
mattina prepariamo le nostre cose, finiamo di tracciare i punti, ci aspettano
ancora tanti km da fare, la tappa maratona ne prevede 300, ma noi non ce ne
siamo fatte mancare durante la prima giornata! Purtroppo non è facile capire
dove siamo e fare una triangolazione, ma salendo sui tetti delle macchine
vediamo due balise, per cui non dovrebbe essere così difficile arrivare al CP7
e ripartire per affrontare le dune!
Purtroppo la
nostra strategia non si rivela delle migliori: ci dirigiamo verso una balise,
ma non è né la nostra né quella della nostre compagne di viaggio, e
confrontando queste coordinare con le nostre, ci rendiamo conto che la nostra
balise è l’altra che avevamo avvistato dai tetti delle nostre auto. Aver
trovato questa balise aiuta le norvegesi e le francesi a dirigersi verso la
loro, quindi ripartono…ma non fissiamo niente per entrare tra le dune insieme.
Quindi penso che io e Vale dovremmo affrontarle da sole. Arriviamo alla nostra
balise, dove incontriamo le svizzere. Guardiamo l’elenco delle persone che sono
già transitate da quel punto: oltre i quad noi e le svizzere siamo le prime
4x4. Adesso, che si fa? Le svizzere vengono a parlare con noi, hanno cambiato
strategia, hanno deciso di non affrontare il percorso X delle dune e ci
chiedono di entrare tra le dune insieme. Noi accettiamo, prendiamo il nostro
punto di riparo e cominciamo l’avventura delle dune di Chegaga. Queste dune
sono totalmente diverse da Merzuga, dove era facile contare e riconoscere i
picchi delle dune sulla carta, mentre queste hanno tutte la stessa altezza,
eccetto per un picco disegnato sulla carta, che, anche se quotato, non ci da
nessuna indicazione, perché le atre dune non sono quotate! L’unico punto
positivo è che si vedono le montagne in uscita, che appunto ci fanno da riferimento.
Il percorso più semplice prevede un punto tra le dune, ma non dovrebbero essere
necessario addentrarci troppo tra le dune, ed un altro quasi allineato con il
primo sul bordo di uscita delle dune: la difficoltà? Oltre che trovare il
punto, non infognarci tra le dune! Caratteristica di queste dune: prese da
ovest sono delle parti verticali, mentre sono più facili da affrontare da est.
Il punto che noi dovremmo cercare sta a nord ovest, ma dovremmo stare attente a
non spostarci troppo ad ovest, altrimenti tornare ad est sarà difficilissimo.
Affrontiamo le dune e saliamo e scendiamo, seguendo le svizzere che ci fanno da
apripista, ma il sole non è alto (sono appena passate le 7 quando entriamo tra
le dune), la sabbi è ancora morbida dalla notte per cui sembra di guidare sulla
farina….e poco dopo infatti, ci troviamo infossate su una duna! Ormai siamo
pratiche, placche e pale sono la nostra estensione! Stavolta per venirne fuori
non basta solo scavare e le placche, dobbiamo abbassare la pressione e risalire
piano piano!
Abbiamo percorso
i nostri 14 km previsti, siamo scese diverse volte per studiare il percorso, le
dune sono diverse, formano delle vallate molto ristette e risalgono subito
dopo, per cui dobbiamo stare molto attente, ma c’è qualcosa che non ci quadra!
Oltre al fatto che non vediamo altre auto nei paraggi, non ci raccapezziamo su
dove siamo. Proviamo a guardarci intorno, e ci sembra di riconoscere una zona
di pianura che sembra segnata sulla mappa, quindi crediamo di trovarci troppo
ad ovest, dovremmo essere più ad est per trovare la nostra balise, per cui
proviamo a contornare questa zona pianeggiante, ma neanche così riusciamo a
trovare il nostro CP. Proviamo a triangolare, con dei punti della collina
rocciosa proprio davanti a noi, e ci sembra di riconoscere quell’unica vetta
segnata sulla mappa: a questo punto sembra proprio che ci siamo spostate troppo
ad est, dobbiamo spostarci proprio ad ovest e non dovrebbe essere lontano. Ma
ci ritroviamo a girare per gli stessi punti, prendendo avvolte anche le nostre
stesse tracce per tracce di altre gazzelle che potremmo seguire. Sono passate
più di tre ore da quando siamo dentro alle dune e non ci ritroviamo più…per
giunta, vado dietro una duna per fare pipì, e quando torno indietro mi prenda
la mia seconda caduta di questo rellye e cado lunga lunga per terra, battendo
ginocchia e mani!: che dolore!!!!!!!!!!
Dune, dune dune,
su & giù, salite e discese: avvolte Rasha sembra una bambina che si butta a
capofitto in una pozzanghera, e in questo caso invece di spruzzi di acqua
arrivano spruzzi di sabbia da tutte le parti! Ed una di questa è davvero
allucinante! La macchina scende velocemente dalle dune ed improvvisamente
vediamo comparirci sulle ginocchia: io la mia borsa a tracolla blu e Vale la
tenda….Pazzesco….questi due oggetti potevano catapultarsi e posizionarsi sul
cruscotto e tra i nostri sedile, invece di sono belli che seduti sulle nostre
ginocchia, avevano solo sfiorato lo specchietto retrovisore nel loro volo, ma
poi erano atterrate tranquillamente sulle nostre ginocchia! E proprio in questa
discesa ci rendiamo conto che un po’ più avanti ci sono altre due macchine di
gazzellle, e sono proprio due equipaggi Total! Sono le congolesi e le francesi,
e mi precipito verso di loro! Vale mi ricorda che abbiamo degli oggetti sulle
gambe io le dico: “pazienta, tra duecento metri ci fermiamo e sistemiamo tutto!
Ho bisogno di un abbraccio amico!”
Ecco l’incontro
con Maureen, Princilia, Patricia e Cattherine: conforto immane. Cerchiamo
adesso tutte e quattro gli equipaggi di raccapezzarci su dove ci troviamo,
riprendiamo la nostra triangolazione, siamo abbastanza d’accordo su dove ci
troviamo e quindi su dove dobbiamo andare, ma non riusciamo a sortire nessun
effetto! Cominciamo a girovagare, andiamo di nuovo verso l’interno delle dune,
ma non siamo convinte: ci sentiamo proprio troppo interne e non è possibile per
il tipo di percorso che dobbiamo fare! Siamo anche demoralizzate, non sappiamo
più dove ci troviamo. Cerchiamo di fare anche delle ricognizioni a piedi:
comincio quindi a farmi un giro allucinante a piedi per cercare di capire se
magari possiamo vedere la balise da lontano, ma niente! Proviamo a fermarci e a
mangiare qualcosa, pensare a qualcos’altro per poi rifissarci sul problema:
magari concentrandoci dopo qualche minuto di pausa avremmo visto il tutto sotto
una luce diversa! Ma nessuna illuminazione si è presentata!
Riprendiamo la
rotta, ma sia noi che le congolesi non siamo convinte di dove le svizzere ci
stiano portando: ci stiamo dirigendo di nuovo addentrando troppo tra le dune,
quindi decidiamo di lasciare le svizzere e le francesi e continuare per i fatti
nostri. Sono le 12 passate, quando proviamo a fare rotta da sole, anzi, proprio
in un momento di scelta di strada, che le regazze sbagliano la monovra di
retromarica e ci vengono addosso, facendo una bella fossetta sul laterale
posteriore della nostra Rasha!
Proviamo ad
uscire dalla zone delle dune, costeggiarle ed entrare nel punto dove dovrebbe
essere la balise, ma non riusciamo neanche così a definire esattamente dove ci
troviamo! Il sole è diventato caldissimo, sono le 14, sono 7h che io e Vale
siamo dentro le dune, si sta alzando anche un vento allucinante, per cui, in un
momento di sconforto, ci guardiamo tutte e quattro in faccia e decidiamo di
ritornare al bivacco! Se da una parte ero convinta di quella scelta, dall’altro
mi sentivo molto abbattuta, e vedere il volto di Vale ancora più sconfortato
del mio rendeva questa scelta ancora più difficile! Ma mi sentivo dispersa,
stavamo girando a zonzo da più di sette ore, accumulavamo km e la benzina
scendeva, stavo vedendo tutto nero e la possibilità di rientrare verso il bivacco
ci sembrava, forse più un “mi”, una soluzione più sensata.
Non senza
difficoltà siamo riuscite ad uscire dalle dune, adesso dovevamo semplicemente
andare verso ovest per trovare un sentiero che ci avrebbe portato verso il
bivacco. Durante questo tragitto, ci imbattiamo su una balise, ad occhio e croce
potrebbe essere la 11, magari se è quella del nostro percorso, potremmo provare
a riprendere il CAP da quel punto e riaffrontare le dune. Ma la balise è di un
altro percorso e non ci sono altre gazzelle nei paraggi per chiedere le
coordinate del punto. Adesso non ci resta altro che tornare al bivacco, ci
fermiamo solo per gonfiare le ruote e procediamo la nostra strada per “casa”. Il
percorso è molto lungo, passiamola zona dell’iriqui Lake, anche questa una zona
spettacolare, anche se non riusciamo ad apprezzare niente di quello che vediamo
perché il nostro umore è sotto i piedi. E a farci scendere ancora di più il morale,
a circa 25 km dal bivacco ci imbattiamo nella macchina delle norvegesi che
hanno già preso tutte le loro balise e stanno rientrando! Sono appena le 4:30 e
loro hanno già finito! Che tristezza!
Arrivate al
bivacco troviamo champagne ad attenderci: era per le “vittoriose”, cioè chi
aveva passato una bella giornata, ma a dir la verità era per tutte, ma noi non
ci sentivamo per niente vittoriose, ma avevamo bisogno di alcol! Al bivacco c’erano
pochissimi equipaggi, e a rattristirci ancora di più la notizia che le yemenite
avevano abbandonato la gara per incomprensioni tra di loro. Rientrando così
presto, dopo aver montato le tende, fatto la doccia, avevamo talmente tanto
tempo a nostra disposizione che non sapevamo che fare. Siamo andate al bar per
prenderci qualcosa da bere, e anche questa sera la tempesta di sabbia non ci ha
dato tregua!
A risollevarci un
po’ il morale Virginie e una ragazza di un altro equipaggio, Aicha, che ha
preso la gara con uno spirito fantastico: è stata lei che ci ha dato coraggio,
raccontandoci i suoi stalli e il suo modo di venirne fuori, senza preoccuparsi di
aver completato tutto il percorso, ma tutti i suoi punti sono stati ragionati
per poter tornare sane e salve al bivacco tutte e tre.
Abbiamo ancora un
giorno di gara da fare, un ultimo anello, un’altra giornata per dare il max di
noi stesse, ma in cuor mio mi sentivo davvero in colpa per aver imposto una
scelta a Vale: eravamo partire per questa avventura per dare il massimo di noi
stesse, ma ci siamo trovate ad affrontare delle realtà che non avevamo
previste, immaginavamo che ci sarebbero state, ma non credevamo che il
risultato sarebbe stato quello.
A letto presto
questa sera, e prepariamoci per il gran finale del giorno dopo.
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